Dopo i capitoli di Sailor Moon, ho pensato che sarebbe il caso di scrivere anche a riguardo di altri manga che ho letto o sto leggendo. Beh, a dire il vero la situazione è un vero casino, perché per fare questo lavoro di scrittura dovrei praticamente recuperare tutti i vecchi capitoli di tutto quanto, e in qualche modo scrivere nonostante le vibe della prima volta non ci siano più. Alquanto triste, a pensarci così, ma non ho altra scelta che farmelo andare bene.
Accidentalmente un po' in tema, quindi, con questo post voglio iniziare a rivisitare Frieren, prima che io lo continui con i nuovi volumi che ho comprato e finisca per essere veramente arretrata. Dico che è un po' in tema perché il capitolo 1 di Frieren parla, al di là di tutto, effettivamente del tempo; il tempo che passa, i decenni che passano (e, di questo passo, ormai sarò letteralmente anche io in questa situazione), e i ricordi che questo flusso si porta appresso. Nel mio caso, ricordo che questo volumetto l'ho iniziato la notte nel letto, prima di dormire (...praticamente alla stessa ora di come mi trovo adesso a scrivere qui, ma dettagli), e con in parte il sonno in bocca credo avesse fatto un certo effetto unico, per come si sviluppa.
Frieren, la maga elfa che da il titolo alla storia, e 3 suoi compagni, tornano al loro villaggio dopo un viaggio di 10 anni; scena che sul momento mi ha fatto storcere il naso, perché sembrava (e tutt'ora mi sembra) un cliché palloso, ma la storia non tarda a svilupparsi in modo intrigante subito dopo. Il tempo di una festa di ritorno per gli avventurieri, e il giorno dopo Frieren subito se ne parte per tornare alle sue avventure più personali, nel campo onestamente oggettivamente invidiabile di "raccoglimento di magie". E così, in appena un paio di vignette, passano altri 50 anni come se fossero niente...
A quanto pare, per la sua natura, questa qui ha già vissuto centinaia e centinaia di anni, e a fare una stima grossolana ne vivrà altre migliaia. In completo contrasto con i suoi compagni, infatti, Frieren percepisce questi ultimi 50 anni come ordinaria amministrazione, e i 10 anni della sua avventura passata come un'esperienza certamente bella gradevole, ma bella che corta. Mentre lei rimane assolutamente identica anche fisicamente (...e mamma mia se la odio per questo, io che mi sento come se negli ultimi 2 anni ne fossi invecchiata di 7!), tutti i suoi compagni devono fare i conti con la vecchiaia. Uno con gli acciacchi, uno con il corpo distrutto dall'alcol, e un altro che è arrivato definitivamente alla fine dei suoi giorni (nonostante a guardarlo nei 50 anni prima sembrasse il più giovane e in forma, questa si che è sfiga), e lei inizia così a rendersi conto di certe cose a cui non aveva mai dato peso.
Proprio nel momento del funerale di Himmel, si rende conto di non aver mai imparato granché su di lui nel tempo del viaggio, ed è qualcosa di cui in realtà ora se ne dispiace parecchio. Non lo da subito a vedere, perché noi non-umani abbiamo un rapporto con le emozioni poco convenzionale — cosa per cui, proprio in questa scena, Frieren si becca l'ingiusto biasimo di delle vecchie signore a caso, evidentemente irrispettose e ignoranti (e io spero vivamente di non diventare così da ancora più vecchia...) che, parlando tra loro e nemmeno sottovoce, la tacciano di essere insensibile, perché ai loro occhi non parrebbe triste... beh, infatti, non è triste; è svuotata, perché è sconvolta.
Così come lei in quel momento scoppia a piangere, un po' verrebbe da piangere anche a me, per come lei sta. A questo punto, di Himmel le rimangono solo i ricordi, come l'ultima cinquantennale pioggia di meteore che i 4 sono riusciti al volo a vedere tutti insieme una nuova volta come 50 anni prima (oltre alla statua commemorativa degli avventurieri alquanto consumata che si trova in città, vabbè), mentre degli altri una compagnia circostanziale che però, ormai, significa poco. Ed è così che, segnata da questi pensieri, lei decide di partire per un altro interminabile viaggio, anche stavolta da sola, ma questa volta con in mente anche un altro obiettivo, seppur a suo modo marginale: impararne di più sugli umani... qualcosa che, per esperienza personale, non è una passeggiata. E allora buona fortuna, Frieren. (E buona fortuna, Octo dei prossimi giorni, a ricordare e a scrivere... mannaggia!)
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